Journey to the lowlands

Un viaggio nella bassa modenese alla scoperta dei suoi abitanti e delle loro storie

In mezzo alla pianura corre la strada statale che dalla Romagna conduce fin in Brianza e con essa scorrono i campi, le campagne, i casolari; celate agli occhi le persone.

Il tempo non sembra essere passato da quando Francesco Guccini, riferendosi alle suore durante le ore di religione, scriveva: “Gli occhi guardavano voi, ma sognavan gli eroi, le armi e la bilia, Correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West”

La “Bassa”, un lembo di terra quasi noioso, piatto e uniforme in cui i giorni e le stagioni sembrano susseguirsi senza sussulti nel ritmo incessante della natura tra nebbia, gelate invernali ed afa estiva. Una terra di frontiera, uno spartiacque tra nord e sud d’Italia, racchiusa tra due catene montuose e attraversata dal Fiume.

Un luogo di acqua; la si ritrova ovunque, nell’umidità dell’aria, nella terra, negli abitanti, negli animali; una terra di fossi, di cave d’argilla trasformate in laghetti di pesca sportiva, di casse di espansione e di esondazioni.

Un territorio ricco, grasso e industrioso, costellato di campi arati, vigneti, frutteti ormai sempre più oppressi e circondati da operosi villaggi industriali stipati di piccole, ma solide aziende un tempo familiari.

Un territorio che negli ultimi anni ha subito il sussulto di un terremoto che ha lasciato cicatrici non ancora rimarginate nel tessuto sociale ed economico, oltre che paesaggistico.

È proprio successivamente a quell’evento, che Valeria Sacchetti ha intrapreso il suo viaggio fotografico con l’intenzione di raccontare come la crisi economica, il terremoto e la disoccupazione avessero cambiato radicalmente la vita delle famiglie di queste zone.

Un racconto che riesce a restituire il peculiare legame tra gli abitanti delle “Terre Basse” e il territorio tra la natura, i legami familiari fin anche gli animali.

L’autrice stravolge l’iconografia della “emilianità” classica, tradizionale popolata di nonne e “rezdore” che preparano i tortellini, le lasagne o il gnocco fritto e ci introduce verso un mondo popolato da una umanità stravagante, affascinante e fin quasi eccentrica, talvolta.

Le immagini mostrano e raccontano un universo di anime che hanno come denominatore  comune l’appartenenza alle lowlandes, dove persone e luoghi si fondono, dove l’imperfezione è un carattere distintivo, dove la diversità è un canone affatto inverso.

Scenari caratterizzati da casolari di campagna fatiscenti, nebbia, stalle e poderi e fondi dove l’autrice ci porta ad incontrare sognatori, vecchie dame, cowboy attempati, amanti appassionati, viaggiatori e bambini liberi di giocare ancora tra cimiteri e pollai.

Non è affatto improbabile, in ogni paese che si incontra sulla via Emilia, imbattersi in un accigliato emulo di Tex Willer, in una fiera Squaw o in un improbabile Elvis pronto ad esibire i basettoni e camice sgargianti così come una policroma ottantenne che mai uscirà di casa senza indossare lo smalto e il rossetto rosso fuoco.
Gente che ancora coltiva il proprio sogno svincolata dall’età anagrafica, persone che hanno saputo rialzarsi cento volte ed altri invece che si sono lasciate trasportare dalla corrente della vita.

È questa ricchezza umana che l’autrice racconta sempre facendo attenzione a rimanere aliena dal giudizio, partecipe piuttosto di un’identità preziosa che sa riconoscere.

Stefania Lasagni – Massimo Mazzoli